La lavorazione del vetro, a livello artigianale, non è affatto cambiata col passare dei secoli.
Non sono state inventate tecniche più avanzate della canna da soffio: il risultato dipende soprattutto dalla maestria e dal gusto artistico dell’ artigiano vetraio.
Se si va a visitare un’officina dove si creano oggetti in vetro e si assiste a tutte le fasi della lavorazione (A Murano i maestri vetrai sono ben lieti di dare pubblica dimostrazione della propria bravura) si avrà l’ impressione di essere tornati indietro di molti secoli.
Dalla fornace viene tolto il crogiolo dove si prepara la pasta vitrea.
Da questo il maestro preleva con l’estremità della canna da soffio la quantità di materiale, ancora rovente ed incandescente, che ritiene necessaria; in genere si tratta di una grossa goccia detta "bolo".
Quindi con una serie di veloci operazioni, soffiando nel tubo mentre contemporaneamente lo fa ruotare, modella l’oggetto che vuole ottenere, aiutandosi con pinze e forbici, che gli vengono passate dal "garzone-apprendista". Quando durante la lavorazione, la pasta vitrea si raffredda e solidifica, l’oggetto ancora incompiuto tenuto da pinze dal lungo manico, viene riscaldato, nella fornace, per poterlo modellare agevolmente.
Poiché quasi tutte le fasi delle operazioni sono dovute all’ improvvisazione dell'artigiano e alla temperatura della pasta vitrea, non potrà mai nascere un oggetto perfettamente identico ad un altro.